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Titoli

Di certi libri mi piacciono da morire i titoli, al di là del contenuto in sé.
Suonano bene, hanno un valore estetico, sono belli da pronunciare.
Quei titoli che magari metti in qualche frase quando parli solo per rendere bella la frase stessa.
Ce ne sono tanti ovviamente, ma adesso me ne viene in mente solo qualcuno.
Forse dovrei segnarmeli in un quaderno, come faccio con le citazioni che amo.

Alta fedeltà.
L’ascolto dei dischi metafora delle relazioni di coppia.
Significato doppio che gioca su musica e sentimenti, che poi sono le tematiche di un libro fantastico.
Pensateci.
Quante storie sono legate per sempre ad una canzone…

La pioggia prima che cada.
E’ di Jonathan Coe, ma questo non l’ho letto.
Però l’immagine è forte. La pioggia prima che cada. Puoi trovarci un sacco di cose, voglio dire.

Due di due.
Ho la vecchia edizione, quella con Haring in copertina e il cuore rosso che racchiude il mondo e all’esterno del cuore due mani che lo tengono. Che lo tengono in mano.
Suona facile ma benissimo.
D-u-e di d-u-e.
2 di 2.
Insomma parliamo dell’amicizia, quella vera, e in otto lettere e un paio di spazi la racchiude tutta.
Lo lessi tanti anni fa, ed ha uno di quei finali che mi commosse, strappandomi mezza lacrima.
<<Ho cercato il punto preciso in cui ci eravamo fermati e ho guardato in basso come avevamo fatto allora, ed era strano vedere una casa sola dove ce n’ erano state due.>>

Sostiene Pereira.
A parte che Tabucchi mi piace da impazzire come scrive, a parte che leggendolo ti innamori del Portogallo e di Lisbona e tutto quel genere di cose lì, a parte tutto questo ha un titolo geniale.
Ti inganna, ma senza farti arrabbiare.

A Ovest di Roma.
In America è a ovest di Roma.
Ma così è tutto un altro modo di dirlo.
Comunque sono due racconti.
<<Guardai oltre la casa, verso l’orizzonte della baia blu. Scintillando nella luce del sole, un 747 ronzava remoto mentre faceva un ampio giro sul mare e ripiegava sulla terraferma, dirigendosi verso Chicago, New York o forse Roma. Il mio sguardo cadde sul tetto bianco della casa fatta a ipsilon, sulle tende di organza alle finestre di Tina, sui rami del grande albero che sosteneva ancora i resti di una casa di legno che Dominic aveva costruito da ragazzo, poi i miei occhi si spostarono sul parafango arrugginito della macchina di Denny che sporgeva dal garage e sulla malridotta rete da basket di Jamie.
E piansi.>>

Leggetelo. Ci troverete molta vita di ognuno di noi. Quindi ci troverete anche voi stessi, a meno che non siate proprio insensibili come sassi.

L’insostenibile leggerezza dell’essere.
Qua siamo sull’eleganza rara, quasi snob. Titolo elegantissimo, da intellettuale ma spettacolare.
Lo tengo sul secondo scaffale della libreria in sala, e a volte lo prendo per tornare su qualche pagina.
Lo lessi anni fa durante una vacanza in Grecia.
La prima parte non fu leggera e non scorreva poi tanto, ma superata circa la metà, assaporai un capolavoro.
Faceva un gran caldo, e forse lo finii una sera di agosto mangiando da solo al tavolo di un ristorante ad Atene.
Quelli che ci sono sotto l’Acropoli, se avete presente, ed era tardi ma c’era ancora un po’ di luce, o forse ero io che avevo l’orologio avanti. Ma poi chissà…

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