Menu Chiudi

Roma pirandelliana

Capita ormai da diversi anni che saltuariamente, con frequenza più o meno regolare, il dibattito pubblico e dei media si concentri sui problemi apparentemente insanabili che affliggono la capitale d’Italia. L’argomento è tornato d’attualità nelle scorse settimane, dopo l’esclusione di Roma da Expo 2030.
La lista dei guai citati è lunga, spaziando dal degrado di certe periferie all’annosa questione dei rifiuti, dal traffico caotico di alcune direttrici a uno sviluppo urbanistico disordinato.
Problemi per cui, al di là dell’impegno delle varie amministrazioni di turno, sembra sempre sfuggire una soluzione definitiva.
Seppur è probabile che si possano attribuire molti dei suddetti problemi a errori o mancanze concentratesi nell’arco temporale dal dopoguerra a oggi, può darsi che l’origine dei malanni romani sia più profonda, quasi antropologica:

Chiusa nel sogno del suo maestoso passato, non ne vuol più sapere di questa vita meschina che si ostina a formicolarle intorno. Quando una città ha avuto una vita come quella di Roma, con caratteri così spiccati e particolari, non può diventare una città moderna, cioè una città come un’altra. Roma giace là, col suo gran cuore frantumato, alle spalle del Campidoglio. Son forse di Roma queste nuove case? Guardi, signor Meis. Mia figlia Adriana mi ha detto dell’acquasantiera, che stava in camera sua, si ricorda? Adriana gliela tolse dalla camera, quell’acquasantiera; ma, l’altro giorno, le cadde di mano e si ruppe: ne rimase soltanto la conchetta, e questa, ora, è in camera mia, su la mia scrivania, adibita all’uso che lei per primo, distrattamente, ne aveva fatto. Ebbene, signor Meis, il destino di Roma è l’identico. I papi ne avevano fatto – a modo loro, s’intende – un’acquasantiera; noi italiani ne abbiamo fatto, a modo nostro, un portacenere.

Pirandello L. (1904), Il fu Mattia Pascal.

Non so quale sia la soluzione per Roma, ma l’analisi che faceva centoventi anni fa Pirandello, romano d’adozione, mi pare tanto fine – e, stranamente, poco citata – che penso ancora oggi meriti una riflessione.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *