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Letture a tarda notte

Avete presenti quegli elenchi tipo “le dieci cose da fare almeno una volta nella vita” che ogni tanto compaiono su certe riviste leggere, certi capitoli di certi libri non troppo impegnati e certi blog quando l’autore non sa proprio cosa scrivere?
Ecco, se un giorno dovessi stilare una lista del genere, non dico in cima ma nemmeno proprio in fondo, metterei anche: “Leggere qualcosa che ti appassiona, intendo un romanzo o un racconto o anche della poesia, da solo a tarda notte”.
Perché “Leggere qualcosa che ti appassiona, intendo un romanzo o un racconto o anche della poesia, da solo a tarda notte” è una piccola esperienza davvero particolare.

Il silenzio, innanzitutto.
Un silenzio che non è quello della sala letture di una biblioteca, ma più profondo, appena sfiorato dai rumori lontani che in quell’istante appartengono a un mondo altro dal tuo, e di fatto finiscono per amplificarlo – sia il silenzio, che il tuo mondo personale.
Un silenzio che sommerge, che preme addosso così da contribuire ad annullare la dimensione materiale esterna.

Poi c’è la solitudine.
Non importa che siate soli in casa, potete anche esserlo soltanto in una stanza, o anche sulla vostra parte di letto con qualcuno che dorme accanto. Ma lei/lui dorme e sogna o non sogna, comunque dorme, dorme mentre vi state perdendo fra righe di parole sotto i vostri occhi, e allora siete soli comunque.
Ci siete voi e il libro soltanto, anzi, quel che racconta quel libro. Voi e quella storia.

E infine c’è la notte.
La notte e tutto quel che è successo nel giorno venuto prima di lei e appena finito, un tutto che comunque è alle spalle almeno fino alla mattina successiva.
La notte che nel silenzio e nella solitudine diventa qualcosa di distante dal quotidiano.

E allora è una sorta di immersione, solo che invece che nell’acqua succede di calarsi in una narrazione, e una volta immersi i confini fra realtà e pensiero si diluiscono, si confondono, tanto da far vacillare la certezza che la realtà sia quella vera e il pensiero quello finto.
Varcata la soglia, passa pure il sonno, se c’era, così che si leggono pagine e pagine e pagine, e il surreale supera il reale.

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