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La mattina e la sveglia e la vita

Eppure c’è stato un periodo nella mia vita – parecchi anni fa – durante il quale alzarmi presto non era un problema. Non era difficile, e credo fosse quasi naturale.
Primi anni dell’università.
Forse perché c’era ancora l’abitudine dai vecchi tempi della scuola.
Forse perché avevo vent’anni.
Forse perché avevo troppa voglia di fare e più entusiasmo e paura di non riuscire a godermi ogni minuto disponibile, anche.
Forse perché morivo dietro a una ragazza che incontravo in autobus la mattina presto o a un’altra che seguiva qualche corso della prima ora.
O forse non c’era un perché. Era così e basta.
Fatto sta che da un certo punto in poi, è diventato difficile.
Difficile e faticoso.
Così oggi lo ammetto, odio la sveglia.
Avete presente quel suo impercettibile ticchettio che però diventa rumore nel silenzio, quando succede che ti svegli nella notte o la mattina presto prima che sia suonata, in attesa che suoni?
Ecco, ci siamo capiti.
Ma in fondo no, non la odio.
Piuttosto la temo.
Ne ho paura insomma.
Che vigliaccheria, aver paura della sveglia.
Ho capito che la temo, e allora dovrei chiedermi perché la temo.
Bene.
Io queste domande non me le faccio mai.
Perché potrei rispondere in tanti modi diversi, tutti veri e falsi a modo loro.
La temo perché sono pigro.
Perché a volte la sera esco e faccio tardi.
Perché faccio tardi anche se sto in casa e guardo un film o sto al computer o suono o scrivo o leggo.
Perché sono immaturo.
Perché manca la ragazza dell’autobus o della prima ora di lezione.
Tutte scuse.

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